Il Giorno della
Memoria è una ricorrenza internazionale celebrata il 27 gennaio di ogni
anno come giornata per
commemorare le vittime dell'Olocausto
(sterminio nazista verso tutte le categorie ritenute
"indesiderabili", che causò circa 15 milioni di morti in pochi anni,
tra cui 5-6 milioni di ebrei). In quel giorno del 1945 le truppe sovietiche
arrivarono per prime presso la città polacca di Oświęcim (in tedesco Auschwitz)
scoprendo il vicino campo di concentramento di Auschwitz e liberandone i superstiti.
La scoperta di Auschwitz e le testimonianze dei sopravvissuti rivelarono
compiutamente per la prima volta al mondo l'orrore del genocidio nazista. Purtroppo
La politica dello sterminio nel Novecento non è né cominciata né terminata con
Auschwitz, ma questo è stato il più sanguinoso e pianificato sterminio.
Nei primi mesi del 1938 in Italia ci fu
una violenta campagna antisemita, che portò il regime fascista a promulgare, tra settembre e novembre, le
“leggi razziali”.
Esse furono rivolte prevalentemente – ma non solo – contro le persone di religione ebraica. Il loro
contenuto fu annunciato per la prima volta il 18 settembre 1938 a Trieste da Benito Mussolini, da un
palco posto davanti al Municipio
in Piazza Unità
d'Italia.
1938-2018:
OTTANT'ANNI E NON SENTIRLI ...
Quest’anno ricorre l’ottantesimo
anno dalla promulgazione delle leggi razziali emanate in Italia dal fascismo, una vergogna e un’infamia imperdonabile.
Esattamente il 14 luglio con la pubblicazione del famoso “Manifesto del
razzismo italiano’’ poi trasformato in decreto, il 15 novembre dello stesso
anno. Furono l’inizio di una farneticazione collettiva che culminò con la
Shoah. Quelle leggi, infatti, portarono alla morte migliaia di ebrei e
provocarono sofferenze indicibili, paura, terrore e miseria.
Alcuni esempi su
tutti:
Rita Levi Montalcini, fu sospesa dall’Università in quanto
ebrea, e fu costretta a improvvisare un laboratorio in casa che le permise di
mettere le basi per la scoperta che le valse il Nobel. Ricordava che «Non
esistono le razze ma esistono i razzisti – le leggi razziali fecero un danno
irreparabile alla scienza e alla cultura italiana».
Elie Wiesel, detto Elie - deportato nel
campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau in quanto ebreo - insignito del premio Nobel per
la pace nel 1986,
scrisse «Ciò che più ferisce la vittima non è la violenza dell’oppressore, ma
l’indifferenza dei passanti. Ricordare l’indifferenza di chi non reagì alle
discriminazioni, ricordare la violenza di chi le applicò, e ricordare il dolore
di chi le subì significa rinnovare la consapevolezza che è e resta il rispetto
per la Costituzione Repubblicana, la migliore garanzia contro il ritorno delle
barriere dell’odio tra i singoli cittadini».
Primo Levi - deportato nel campo di concentramento
di Auschwitz-Birkenau in quanto ebreo - nel suo ultimo libro “I sommersi e i
salvati” parlava della “zona grigia”, concetto che definiva coloro che avevano
assistito impassibili alla persecuzione.
A 80 anni da questa vergogna la
difesa della razza corre nell’etere, a Radio Padania. Attilio Fontana, candidato leghista alla Regione
Lombardia, risponde a un ascoltatore sull’immigrazione. Dice che l’Italia non
può «accettare tutti», poi purtroppo spiega anche perché. «Dobbiamo decidere se
la nostra razza bianca, se la nostra società deve continuare a esistere o se
deve essere cancellata. Qui non è questione di essere xenofobi o razzisti», no,
per carità, «ma di essere logici o razionali. È una scelta».
Ottanta’anni e non sentirli
… l’involuzione culturale è cominciata.
La storia va studiata perché ci permette di conoscere gli avvenimenti, la
memoria va coltivata per ricordare l’importanza di non ripetere certi orrori.
Una volta che il concetto di "diverso" mette
radici,
Slavenka Drakulic