mercoledì 25 novembre 2015

Manifesto contro la violenza sulle donne


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Giornata mondiale contro la violenza sulle donne

Il 25 novembre è stato scelto nel 1999 come Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne dall’Assemblea Generale della Nazioni Unite che ha ufficializzato una data che fu scelta da un gruppo di donne attiviste, riunitesi nell'Incontro Femminista Latinoamericano e dei Caraibi, tenutosi a Bogotà nel 1981. Questa data fu scelta in ricordo del brutale assassinio nel 1960 delle tre sorelle Mirabal, considerate esempio di donne rivoluzionarie per l'impegno con cui tentarono di contrastare il regime di Rafael Leónidas Trujillo (1930-1961), il dittatore che tenne la Repubblica Dominicana nell'arretratezza e nel caos per oltre 30 anni.


Scarpe rosse come simbolo della lotta contro la violenza e gli abusi sulle donne

Le scarpe rosse “Zapato Rojos” - dello stesso colore del sangue versato da tantissime donne in tutto il mondo, quasi fossero state abbandonate da donne in fuga, scomparse - sono nate come progetto d’arte pubblica dell’artista messicana Elina Chauvet, che nel 2009 espose la sua installazione di 33 scarpe rosse a Ciudad Juárez, la città dove il tasso di femminicidio è così elevato da essere definita “la città che uccide le donne” e da quel giorno le scarpette rosse sono diventate, anche in Italia, non solo il simbolo della Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne ma anche e soprattutto simbolo della violenza contro le donne in genere. Quelle stesse donne, purtroppo molto più numerose, che ogni anno vengono violentate e uccise da uomini che spesso fanno parte della loro stretta cerchia familiare.

Il significato di femminicidio

Omicidio di una donna per questioni di genere, composto di femmina e -cidio uccisione, introdotto in criminologia dalla criminologa Diana Russel negli anni '90. Ciò che indica non è la semplice uccisione di una donna - in questo senso varrebbe bene il termine generico di omicidio. È l'uccisione di una donna perché donna, in un'ottica culturale in cui la misoginia pare legittima, in cui pare legittimo un esercizio di potere dell'uomo sulla donna che si spinga fino alle estreme conseguenze. Nasce per descrivere un fenomeno - un fenomeno sempre esistito - che adesso si sente la necessità di abbattere. Non è la parola ad essere brutta e spesso si ha paura delle parole non per il loro aspetto esterno, ma per il significato e per l'avvenimento che evocano. E si sa che chiamare i demoni col loro nome è il primo passo per domarli.

Dove possiamo trovare la chiave per contrastare la violenza sulle donne?

- nel cambiamento radicale di cultura e mentalità;
- nella rappresentanza appropriata delle donne e degli uomini in ogni ambito della società;
- nell’uso non sessista del linguaggio, anche nei media, al fine di promuovere un rapporto rispettoso e un livello di potere equo tra donne e uomini,
- nell’intervento delle Istituzioni: con il D.L. n. 93/2013 recante: «Disposizioni urgenti in materia di sicurezza e per il contrasto della violenza di genere...», e ancora nel ddl scuola si legge che “il piano triennale dell'offerta formativa deve assicurare l'attuazione dei princìpi di pari opportunità promuovendo nelle scuole di ogni ordine e grado l'educazione alla parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni, al fine di informare e di sensibilizzare gli studenti, i docenti e i genitori.
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